Pedrito El Mito era lo sceriffo di Tapioka City, una cittadina del profondo West, talmente infossata in un Canyon che gli anziani del villaggio usavano l’ascensore per salire e scendere. I giovani e i meno giovani si servivano di un impervio sentiero che, in ripida serpentina di tornanti, sali-scendeva in picchiata verso il fiume Callo Rado, da cui prendeva il nome la profonda vallata in cui scorreva...

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Le avventure di Pedrito El Mito

(Il contesto)


Pedrito El Mito era lo sceriffo di Tapioka City, una cittadina del profondo West, talmente infossata in un Canyon che gli anziani del villaggio usavano l’ascensore per salire e scendere. I giovani e i meno giovani si servivano di un impervio sentiero che, in ripida serpentina di tornanti, sali-scendeva in picchiata verso il fiume Callo Rado, da cui prendeva il nome la profonda vallata in cui scorreva. Tapioka era un villaggio particolare. Il fiume lo tagliava a metà e i due settori risultanti, man mano che lo spazio residuo diminuiva, si rannicchiavano addossati alle pareti rocciose della valle, in una sequenza sempre più striminzita di case e stradine. In un periodo di particolare affollamento, alcune case erano state incollate alla roccia, così come gli abitanti, per evitare che scivolassero e si facessero male.

Uno strano e inaspettato rigonfiamento di una delle coste della valle, piatto e cosparso di erba voglio, permetteva alla tribù dei Piedi Neri di vivere dignitosamente nelle loro tende fatte di pelli degli enormi pesci Calloduro, detti Duroni, e sterco dei serpenti Lì-Gaconi. Gli indiani della tribù erano testardi e capricciosi. Nutrendosi dell’erba voglio, erano particolarmente determinati e il fatto che i loro piedi fossero più neri della pece, non doveva far supporre che non se li lavassero. La stizza che provavano quando erano contrariati nelle loro decisioni li portava a battere ripetutamente le estremità per terra, procurandosi ematomi scuri che, nel tempo, diventavano bolle nere permanenti.

Il centro di Tapioka, non era una piazza e nemmeno una chiesa, era il Saloon. Le porticine minuscole e basculanti che davano all’interno del locale, cigolavano motivi diversi, secondo il tipino, il tipo o il tipaccio che varcava la soglia. All’interno, ai tavoli disposti in maniera disordinata, era in seduta permanente la Banda del Callo, cosiddetta non perché espressione del luogo, ma per i glutei callosi formatisi dallo sfregamento delle selle durante le fughe a cavallo nelle loro rocambolesche scorribande. I veterani della banda camminavano piegati in avanti per la rigidità del loro fondoschiena e tale camminata rattrappita era motivo di invidioso rispettato da parte dei giovani.

Altri luoghi degni di menzione erano: la Prigione, la Chiesa Sbirulina (a causa della pendenza del campanile) e il ponte sul fiume Guei, un piccolo affluente del Callo Rado.

La prigione era frequentata dallo sceriffo, da Buffalo Brill e da Jonny Chitar, quest’ultimi, secondo la bisogna, amici, aiutanti, vicesceriffi e tanto altro. Grande e benevolo alleato dello sceriffo era anche Toro Assettato, capo dei Piedi Neri.

Pedrito El Mito era capitato per caso in Tapioka City. In sella a Tim, il suo stallone bianco, trotterellava sul ciglio del Canyon, quando un serpente Lì-Gacone aveva fatto scartare l’animale. Il cavaliere, disarcionato, era caduto sul sentiero a strapiombo sul Callo Rado e aveva percorso a rotta di cu.. di collo tutti i tornanti della ripidissima stradina fino a rotolare nella polvere del sagrato della Chiesa Sbirulina. In quel momento la città era sotto scacco della Banda del Callo che commetteva ogni tipo di monelleria ai danni degli abitanti. Nel tentativo di rialzarsi, Pedrito si era aggrappato alle sue pistole, che non erano proprio pistole nel vero senso della parola. Avevano due canne lunghe e storte che, dalle fondine, quasi toccavano terra. Una tirava a destra e l’altra a sinistra. Ma la cosa più strana era che le pallottole erano… caramelle. Sarà stata la caduta rovinosa o la polvere entrata nei caricatori, sta di fatto che partì una raffica di pasticche alla menta che si infilò proprio negli abbondanti spazi vuoti lasciati dalla porticina del Saloon e finì nei bicchieri colmi di latte di alcuni banditi. Appena sentito il sapore squisito del latte e menta i pistoleros chiamarono all’adunata i compagni per far gustare a tutti la nuova bevanda dolce e dissetante. Per tutto il giorno regnò la quiete nel villaggio e i cittadini, felici per quella tregua inaspettata, nominarono Pedrito El Mito sceriffo di Tapioka City.

© Cesare Ferrari 

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