Gatto Selvatico camminava in equilibrio sul ciglio del cornicione, era consapevole del pericolo, ma aveva scelto di essere un randagio. Non che gli fossero mancate le occasioni… molti gli avevano offerto una vita diversa: ciotole piene di croccantini, un morbido cuscino vicino al fuoco del camino...

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Gatto Selvatico

  Gatto Selvatico camminava in equilibrio sul ciglio del cornicione, era consapevole del pericolo, ma aveva scelto di essere un randagio. Non che gli fossero mancate le occasioni… molti gli avevano offerto una vita diversa: ciotole piene di croccantini, un morbido cuscino vicino al fuoco del camino, fusa incondizionate, divani da smembrare con le unghie, grattatine sotto il mento.    Ma fingere di annoiarsi tutto il giorno acciambellato, un occhio che faceva guardillo e l’altro dormillo non facevano proprio per lui. Non sapeva simulare, non era falso e infingardo come molti della sua specie. Aveva preferito il respiro della libertà, anche se sapeva benissimo che l’aria pura, presto o tardi, gli avrebbe bruciato i polmoni.


 Quando aveva conosciuto Micia Matta qualcosa di nuovo si era fatto strada nel suo inconscio. La gatta della fattoria era una specie di “missionaria”, aveva un senso materno che lui, all’inizio, aveva giudicato esagerato e incomprensibile. Non si era meravigliato se  tutto il contado la considerava impazzita, perché nessuno aveva mai assistito a una tale vocazione. Sapeva benissimo quanto tutto ciò che era diverso, all’inizio, poteva infastidire. Ma, con il passare del tempo, Selvatico aveva capito che allattare e prendersi cura di qualsiasi cucciolo le fosse stato presentato, fossero gattini non suoi o coniglietti orfani, era veramente un mandato unico e una qualità incommensurabile.

 In breve si era affezionato a lei. Nelle giornate assolate, ignorando le mosche che lo infastidivano, si sdraiava accoccolato nell’aia a due passi dalla micia e l’osservava mentre si concedeva a un nugolo di piccole bocche tremanti che si accalcavano, si spingevano, lottavano per avere un posto all’offerta del suo addome roseo.

 In quei momenti di tenerezza infinita Gatto Selvatico avrebbe dato ogni briciola, ogni centesimo della sua libertà selvaggia per avere una compagna, una famiglia, una vita da spendere insieme agli altri.


 Un giorno, dopo una notte insonne passata a passeggiare sulle tegole, si era deciso. Era balzato dalla gronda arrugginita del sottotetto, si era avvicinato a lei, le aveva fatto due giri intorno, toccato la coda con delicatezza e miagolato due frasi d’amore, pelo contro pelo. Erano parole rozze, sì, perché lui non era certo Cyrano de Bergerac, ma forti e sincere.

 Micia Matta lo aveva guardato negli occhi con sguardo lucido di commozione, aveva colto il suo bisogno d’amore e, per quel meraviglioso dono che le aveva consegnato la natura, non aveva saputo dirgli di no, dando inizio alla mia favola… "Micia Matta tutti allatta"


© Cesare Ferrari


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