Nel giardino dei sogni c’era un albero spoglio. Tendeva i suoi rami senza vestiti verso l’alto del cielo e aspettava paziente che qualcuno si accorgesse delle sue nudità...

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L'albero spoglio

  Nel giardino dei sogni c’era un albero spoglio. Tendeva i suoi rami verso l’alto del cielo e aspettava paziente che qualcuno si accorgesse delle sue nudità. I suoi simili intorno eran tutti fioriti di rosse evidenze, ma lui no... era troppo esigente, aspettava indumenti leggeri... desideri segreti, verdi speranze, rosee intenzioni.

  Invero, qualcuno in passato gli aveva offerto fioriture concrete, ma lui aveva rami slanciati, tronco sottile, strumenti inadatti a tali fardelli... si era schermito, rifiutato con garbo e tosto svestito quei panni. Ma non rassegnato aspettava... aspettava.

  Era ancora in attesa quando giunse l’inverno... si fece vicina al suo fusto una fresca creatura che gli chiese con aria innocente se volesse appuntare i suoi sogni. Reticente, tuttavia incuriosito, l’albero spoglio si chinò fino a lei con i rami, in segno di tacito assenso.

  La strana visione iniziò il suo racconto e man mano che il segreto fluiva, si sentiva stranita la pianta. Narrate le sue aspirazioni, quella tal suggestione alzò di sfuggita lo sguardo e vide che tutto il narrato era là, deposto sui rami chini dell’albero. Svanito lo stupore di entrambi, il tronco ritrasse i suoi steli vestiti di soffici bianchi pensieri e all’istante, dismesse le pene, rivolse voce all’imprevista narrante: «Come ti chiami?»

  In attesa dei sogni di Nives, si era tolto ogni ingombro dai gracili rami.


© Cesare Ferrari

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