Nella valle del Callo Rado era sparita di colpo l’estate e il cielo s’era adombrato a tal punto che alcuni fiocchi di neve azzardavano l’arrivo dell’inverno. La temperatura era caduta di colpo, ma senza farsi troppo male. Tuttavia la botta di freddo aveva provocato una terribile epidemia influenzale che aveva contagiato tutta la tribù dei Piedi Neri...

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Pedrito El Mito - Il Moccico

Nella valle del Callo Rado era sparita di colpo l’estate e il cielo s’era adombrato a tal punto che alcuni fiocchi di neve azzardavano l’arrivo dell’inverno. La temperatura era caduta di colpo, ma senza farsi troppo male. Tuttavia la botta di freddo aveva provocato una terribile epidemia influenzale che aveva contagiato tutta la tribù dei Piedi Neri. Corvo Nero, lo stregone, aveva ordinato suffumigi comunitari; aveva riempito un pentolone enorme di acqua calda, bollito ali di pipistrello, ragnatele di ragno balengo di primo pelo, formiche antidiluviane e lombrichi in salsa verde. Nonostante l’esperienza e la buona volontà dello stregone la pozione non era riuscita granché bene. Quando la tribù inspirava con la testa coperta sopra il pentolone, nelle narici infiammate degli indiani entravano solo i “suffu”. I “migi” erano troppo mogi e rimanevano sul fondo. Così l’epidemia dilagava e pure il “moccico” prodotto dai raffreddati pellerossa.

Toro Assettato, per evitare l’ammoccicamento del campo, aveva dato ordine ai pochi ancora immuni dalla malattia di scavare una enorme trincea attorno alle tende e di far confluire il prodotto di diecimila nasi che starnutivano notte e dì, proprio lì.

Sennonché l’accorgimento non era bastato, in breve la trincea si era riempita, il liquido denso e giallastro aveva iniziato a tracimare, si era avviato lentamente verso il ciglio delle pareti scoscese dalla valle e, come una colata di zabaglione, era precipitato sull’abitato di Tapioka City. Radunatosi nella via principale, il moccico l’aveva percorsa fino all’ingresso del Saloon e aveva educatamente bussato alle porte basculanti...

«Chi è?» aveva prontamente risposto il barista.

«Sono il moccico...» aveva risposto lo strano cliente «sono qui di passaggio e ho giù la voce, vorrei un bicchiere di whisky per farmi passare il mal di gola!»

«Entra pure... il bar è sempre aperto».

Il tempo di infilarsi sotto le porticine e già il barista aveva la febbre.

In un batter di ciglia la metà degli abitanti di Tapioka era diventata a sua volta produttrice di muco.

Pedrito El Mito che grazie al morso dal serpente Endovena era immune da qualsiasi malattia, aveva riunito i suoi amici Buffalo Brill e Jonny Chitar. Con l’aiuto dei cittadini ancora sani, avevano iniziato a scavare un grande canale che scendeva verso il fiume. Il piano era semplice, anche se laborioso: liberare la città dall'untore incanalandolo nel grande fossato. 

Ma il moccico era furbissimo. Al bivio tra la strada che stava percorrendo e il canale di nuova costruzione c’era un cartello che proibiva l’accesso a tutti i non residenti, moccico compreso. Fiutata  la trappola il capo moccico aveva gridato: “Alt tutti fermi... qui ci vogliono ridurre inermi, se non vogliamo finire fritti, procediamo andando dritti”.

A quel punto la battaglia sembrava persa. Il moccico avrebbe invaso tutte le strade della cittadina, infettando tutti i Tapiokesi.

Ma Pedrito era lo sceriffo e aveva giurato di difendere i suoi cittadini da qualsiasi pericolo.

Serviva una grande idea! El Mito si spremette talmente le meningi che ne uscì un succo mitico. Lo sceriffo lo bevve d’un fiato e subito gli si presentò davanti il Mommoco, famoso mangiatore di “m”. Il nuovo arrivato come si accorse del moccico gli strappò via la m d’inizio nome e se la divorò in un sol boccone. L’occico rimasto sbandò un po’ ma continuò il suo percorso. Ma subito il Mommoco si trasformò in Ommocom che si pappò le due “o” di occico. Il ccic rimasto si fermò e iniziò a decrescere, perdendo il suo colore. Ma l’Ommocom cambiò di nuovo aspetto e divenne Comommo gustandosi come ciccia le tre “c” rimaste. La i superstite si guardò intorno smarrita e per farla franca si infilò nel canale, arrivò al fiume e scomparve nelle acque turbinose del Callo Rado. Indiani e cittadini guarirono d’incanto, felici di Pedrito, onore e loro vanto.

© Cesare Ferrari

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