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Se son morto e non me n’accorsi a chi chiederò l’ora?

(dal Libro delle domande di Pablo Neruda)


Pareva morto e non lo sapeva. Non se n’era accorto perché era circondato da tutto il presente, gli sembrava di vivere la sua vita normale, senza particolare fame di eventi. Tutto era uguale, senza emozioni, i progetti fumosi e lontani. L’abitudine livellava ogni slancio d’amore. S’era accorto che pure di dentro, non aveva più la sostanza del tempo. Le lancette del quadrante al suo polso erano sempre fissate alle tre. Le guardava in momenti diversi, ma loro, ostinate e in modo coatto, si atteggiavano ad angolo retto. Anche quando chiedeva ai passanti, la risposta non variava alcunché: eran sempre e solo le tre. Finché un uomo vestito di bianco, a cui chiese come al solito l’ora, gli spiegò che il passare del tempo era un numero privo di senso per chi vive senza spirito nuovo. L’ora fissa alle tre, per sbloccarsi, ha bisogno di giorni ricolmi di fede, speranza e aiuti sociali, seguendo nel merito le Virtù Teologali.


© Cesare Ferrari

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