La luce non era ancora svanita e già la luna tracciava la sua forma sottile, sfumata, ancora non ben definita. Titubanti, sentendo l’ora vicina, le stelle del cielo accesero i loro accendini e all’istante il sipario del giorno avvolse pian piano nel buio ogni vano... nascondiglio segreto per celare l’arcano...


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Il pianto della Luna

La luce non era ancora svanita e già la luna tracciava la sua forma sottile, sfumata, ancora non ben definita. Titubanti, sentendo l’ora vicina, le stelle del cielo accesero i loro accendini e all’istante il sipario del giorno avvolse pian piano nel buio ogni vano nascondigli segreti per celare l’arcano.

  La luna, ora al centro del palco, iniziò la sua fiaba serale, mentre tutte le stelle eran pronte a sognare.

Poi, d’un tratto, interruppe il racconto e proruppe in sussulti interrotti dal pianto:

   «Perché mai il creato ha pensato alla mia esibizione in orario solo notturno? Il sole racconta storie radiose alla luce del giorno e ha un pubblico vasto di umani operosi, e colori e ricchezza di suoni. L’attore del giorno è molto noto nel mondo, mentre io ho solo voi, affezionate stelline del cielo notturno, pochi sguardi di assonnati passanti e celati sospiri di trepidi amanti».

   La più fulgida stella, commossa, scrisse alla luna un messaggio che giunse estenuato sulla punta di un raggio: «Nella vasta platea del teatro, alla luce del giorno, il sole racconta storie d’aspetto brillante, e se pure il teatro è affollato di numerose presenze, son distratte le menti, prese dai loro problemi di sempre.

Non conta aver molta pienezza di ascolti, evidenze eclatanti meglio avere parole di alto profilo, adatte ad un pubblico raro, che colpisca nel segno chi ti ascolta con cuore sincero».


© Cesare Ferrari

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