Valentino, già vescovo in giovane età, passeggiava, breviario aperto alla mano, nei giardini di piazza Belfiore. Il rosario, fermato alla cinta, sobbalzava ad ogni suo passo, tintinnando accenni mariani...

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Valentino

 Valentino, già vescovo in giovane età, passeggiava, breviario aperto alla mano, nei giardini di piazza Belfiore. Il rosario, fermato alla cinta, sobbalzava ad ogni suo passo, tintinnando accenni mariani.

   Un vociare alterato nei toni ne fermò la lettura. Alzando lo sguardo dalla lettura, si trovò di fronte a un litigio d’amore. Una giovane, pura materia fremente, puntava la mano a tenere a distanza il corpo del suo innamorato e ogni espressione del volto, compresa la voce nel tono, tradiva il tormento, la fiducia delusa, l’intenzione decisa di por fine al loro legame affettivo. Invano l’altra parte in contesa cercava di lenire con dolci parole la ferita profonda inferta nel cuore della giovane offesa.

    Valentino, turbato dall’alterco che pareva furente, ne volle smussare il contrasto, per farlo apparire meno grave, nel caso, ridurlo a screzio innocente. Staccò una rosa scarlatta da un roseto intricato, sfiorò la mano di lei e con far delicato guidò la fanciulla a stringer lo stelo in un punto privo di spine. Al medesimo approccio invitò il palmo del giovane uomo, ma un poco più in alto sul gambo del fiore. Una fitta, un lamento… e il dolore che scende profondo, vera spina che penetra il cuore, a provare l’identica pena dello sfregio inferto al suo amore. Calda e lenta una goccia di sangue rubino raggiunse la mano dell’amata nella parte inferiore del gambo e si fissò tra il pollice e lo stelo del fiore. Aggrumata sull’unghia, pareva una rosa vermiglia di smalto lucente, simbolo nuovo d’amore sanato, suggellato per sempre.

   Tale azione di pace, unita ad altre meritorie nel tempo, procurò a Valentino un alone di mito e d’incanto, e il racconto nel mondo che fosse già Santo.”


© Cesare Ferrari

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