"Nella valle del Callo Rado un grandissimo nubifragio aveva fatto crollare una enorme strato di parete rocciosa nel fiume che prendeva il nome della valle in cui scorreva (spiegato "omonimo", nota di nonno n.d.n.*). Il corso d'acqua, dal verde limpido che era, si era trasformato in un limaccioso e tumultuoso pasticcio di melma rossastra e acqua..."

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La pepita gigante

Nella valle del Callo Rado un grandissimo nubifragio aveva fatto crollare un'enorme strato di parete rocciosa nel fiume che prendeva il nome della valle in cui scorreva (spiegato "omonimo", nota di nonno n.d.n.*). Il corso d'acqua, dal verde limpido che era, si era trasformato in un limaccioso e tumultuoso pasticcio di melma rossastra e acqua. Verso Tapioka City il fiume sonnecchiava perché la valle spalancava le sue braccia accogliendo la cittadina di Pedrito.

Il villaggio era in tumulto perché si era sparsa la voce che tra sassi, poltiglia rossa e ramacci strappati via dagli alberi dalla furia delle acque, Teodoro, il cercatore d'oro, aveva trovato una pepita (spiegato “pepita” n.d.n.) enorme. In meno d’un'ora l'emporio della città aveva esaurito tutti i setacci. I cittadini, in grado di camminare almeno con una gamba, erano corsi al fiume e stavano con i sederi all'aria a riempire e rimestare… riempire e rimestare, nella speranza di trovare l'oro nel Callo Rado.

La notizia era arrivata anche alle orecchie della banda dei Disperati Ma-non-troppo che stava oziando nel loro lavoro di far niente al Saloon. In tre e quattr'otto si erano messi in sella e avevano raggiunto il fiume. Là, avevano capito che dato il numero spropositato di cercatori, loro, l’oro non l’avrebbero mai trovato. Veloci avevano tolto i lazos (spiegato "lazos" n.d.n.), avevano intimato, pistola in pugno, ai cercatori di formare un gruppo e li avevano legati tutti in un gran groppo (spiegato "groppo" n.d.n.).

Ma Teodoro il cercatore d’oro, ormai pago (spiegato "pago" n.d.n.) della sua gran pepita, non era dentro al fiume, ma beato nell’erba molle se ne stava là in panciolle (spiegato "panciolle" n.d.n.). Vedendo l’accaduto era corso in città ad avvisare lo sceriffo.

Pedrito, impressionato ma non troppo, era subito corso a chiamare i suoi amici Toro Seduto, Buffalo Bill e Jonny Chitar. Sellati i cavalli, si erano precipitati al fiume. Pedrito aveva con sé un secchio pieno di Pesci Scolorini che, appena buttati in acqua, avevano ingollato (spiegato "ingollato" n.d.n.) tutto il rosso del fango. L’acqua, tornata limpida aveva mostrato che d’oro c’erano solo i sogni dei banditi.

Così la banda dei Disperati Ma-non-troppo era stata costretta a liberare i cittadini. Grande era stata la sorpresa quando un merlo si era posato sull'enorme pepita e tip,tap… tip,tap si era beccato via tutto l’oro, lasciando vedere un sasso nudo che a fatica cercava di coprirsi per la vergogna.

Pedrito El Drito, arrabbiatissimo per la burla, aveva acciuffato il millantatore (spiegato "millantatore" n.d.n.) e lo aveva scaraventato in prigione. Da quel momento tutti avevano iniziato a chiamare Teodoro: “l’uomo del sasso d’oro”.


* n.d.n. = nota di nonno

© Cesare Ferrari 

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