Albeggiava. Già gli uccelli del primo mattino si schiarivano ugole rese roche dal sonno. Le corolle dei fiori trattenevano a stento i respiri, rianimando i loro progetti con nuovi colori. Nella piazza deserta, senza l’eco di suoni, razzolavano audaci i primi piccioni.

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Alba milanese

Albeggiava. Già gli uccelli del primo mattino si schiarivano ugole rese roche dal sonno. Le corolle dei fiori trattenevano a stento i respiri, rianimando i loro progetti con nuovi colori. Nella piazza deserta, senza l’eco di suoni, razzolavano audaci i primi piccioni. Si stiravano guglie aguzzando le ombre. Quelle in alto, più vicine al cielo incalzato dal nuovo chiarore, disegnavano forme allungate verso vie di quartieri lontani, inventando svolazzi, pizzi a raggiera e imprevisti ricami. La Madonna, dal colmo dell'intrepido sito, liberava nell'aria il suo manto dorato. Era un volo radioso lungo i vicoli vuoti e i Navigli assopiti, era un soffio d'incanto soave e sì terso da ripulire dal sonno la Galleria del Corso. Era brezza con placido tono a rinverdire i sogni smarriti dell’esausta Milano. Era alito caldo che fugava le ansie del peggio, primo albore del mese e chiaro messaggio.

© Cesare Ferrari 

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