A Rivachiara esiste dai tempi della creazione del mondo la “Giunta del lago”. È una associazione no profit di volontari, pensionati e non, che, millantando attività di gossip sulle vicende “calde” del paese, in realtà sorveglia le operazioni giornaliere del porto...

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La Giunta del lago

A Rivachiara esiste dai tempi della creazione del mondo la Giunta del lago. È una associazione no profit di volontari, pensionati e non, che, millantando attività di gossip sulle vicende “calde” del paese, in realtà sorveglia le operazioni giornaliere del porto. Pescatori, barcaioli e soprattutto milanesi vengono costantemente monitorati. Sul far della sera, prima del consueto ritrovo alla Tana del porto, viene redatto un rapporto consuntivo con le pagelle insufficienti dei sorvegliati. È notte quando il resoconto è riportato lungo la muraglia dell’ancoraggio nautico. Il compito spetta al “writer” creativo del consorzio che usa una bomboletta spray appositamente omologata. La vernice bianca utilizzata è una tinta “simpatica” che sul far del mattino magicamente svanisce. Il sistema è subdolo, ma efficace: solo chi conosce il metodo… sa e può apprendere il verdetto! L’espediente è usato in particolare per dileggiare i dilettanti “milanesi” che vantano grandi virtù nella pesca e nel veleggiare, senza possedere alcuna tecnica di base.

La mattina in cui mi appresto a uscire con la mia lancia di legno a remi, la Giunta è riunita sotto il solito platano all’inizio della muraglia del porto. Gli associati parlottano tra loro simulando indifferenza totale per ciò che accade intorno. Non sanno che io so. Sono “milanese” solo per metà. Frequento Rivachiara fin da bambino e conosco le “particolarità” del luogo. Inoltre so remare in modo corretto, senza affondare le pale e con un movimento adeguato del busto. Non temo la Giunta. L’unica difficoltà marginale consiste nel fatto che il Consorzio del lago mi ha assegnato il posto barca attaccato al muro del porto, proprio sotto l’albero della giunta.

La manovra è difficile, perché tra la muraglia e la barca che sta accanto alla mia lo spazio è esiguo, ma non sono preoccupato. Tolgo il telo alla lancia, mi spoglio dei vestiti, inserisco gli scalmi, poi i remi, slego la barca e mi appresto a eseguire le operazioni per uscire dal porto. Spingo l’asta del “marinaio” contro la parete di sasso per allontanare l‘imbarcazione e acquisire spazio di manovra. “Gesto impeccabile… ottimo giudizio”, penso dentro di me. Mi siedo e cerco di impugnare i remi, ma uno scalmo è inserito male e il remo cade in acqua. “Nota di leggero demerito”, mi figuro. Recupero il remo e nello stesso momento mi accorgo che lo scalmo non è più nel suo insediamento. Inizio ad avere una certa apprensione: “Vuoi vedere che mi è finito in acqua?” Mi sporgo oltre la sponda della barca… ma il fondale è torbido e allora mi protendo di più… sempre di più…

splassshhh

 

Riemergo. Sono pieno di alghe, ho il sapore dell’acqua del porto in bocca che è pari a quello della figura che ho fatto. Risalgo a fatica scivolando gocciolante sul bordo della barca. Il remo è rimasto a bordo e solo in quel preciso istante mi accorgo che, aggrappato a lui e luccicante, mi irride il maledetto scalmo. Oso alzare lo sguardo verso la Giunta. Imperturbabili gli associati continuano a parlottare tra di loro.

“Commedianti!” So che stanno preparando il giudizio e stasera si sganasceranno alle mie spalle davanti a un bicchiere di Rosso della Tana.

Ma quando tornerò da questa sfortunata uscita so già cosa fare: andrò all’emporio a comprare uno spray di vernice nera “simpatica”, sono “milanese” ma non troppo!


© Cesare Ferrari

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