Ho sbirciato nel suo libricino mentre Zip riposava supino. Ho allungato un poco la testa, ma non molto... quel tanto che basta. Da una piega arricciata ammiccava un riflesso turchino...
Il libro di Zip
Ho sbirciato nel suo libricino mentre Zip riposava supino. Ho allungato un poco la testa, ma non molto... quel tanto che basta. Da una piega arricciata ammiccava un riflesso turchino, come chiaro di luna calante nell'albor del mattino, mentre intorno sembrava imminente il vago apparir del giardino.
Che strano, ho pensato, vuoi vedere che uno scricciolo gnomo così minimale sa stendere righe di tale interesse da dotare parole di luci riflesse? Pian piano, senza forzare, ho aperto il suo libro e con gesto normale, munito di lente focale, ho ammirato l’interno fiorito, mai troppo colto, curato nel sito.
Balenavano gesta del noto Pedrito, spauracchio esiziale di ogni bandito, c’era un vento dal nero tabarro che veniva dall’Est con un volo bizzarro, attendeva un albero spoglio dagl’esili rami uno stormo leggero di freschi richiami; pirotecniche luci di stelle sprigionavano fiabe e liete novelle a imbrigliare Neruda poeta, nel suo chiedere senso al pianeta.
E sì addentro nel gnomo pensiero, ho compreso quanto Zip sia esemplare nel suo parvo, ostinato narrare.
© Cesare Ferrari