Condividi questa pagina su FB con gli amici 

LINK a:

FacebookFacebookFacebookTwitterInstagram

 Autore       Person.     Facebook    Twitter     Instagram

“Perché gli immensi aerei non passeggiano coi loro figli?”

(dal Libro delle domande di Pablo Neruda) 

Appena sposati, Jumbo e Alisarda ebbero due aeroplanini: Nino e Plano. I due piccoli presentavano caratteristiche molto particolari, tali da impensierire sia i genitori sia il personale aeroportuale che aveva assistito all’aeroparto. Avevano un musetto insolitamente espressivo, due strane ali affusolate con cinque escrescenze sui bordi, una carlinga morbida e senza finestrini, mentre la parte timoniera si biforcava dando luogo a due sporgenze direzionali separate.

«Non potranno di certo volare!» commentavano gli specialisti dell’hangar dove erano nati gli aeroplanini. Nonostante quelle catastrofiche previsioni, in poco tempo i due piccoli velivoli si irrobustirono e fecero subito capire che non solo appartenevano alla famiglia delle macchine volanti, ma che avevano doti spiccate per librarsi in aria. In fase di decollo, vibravano le loro ali più veloci degli uccelli e le usavano per decollare senza bisogno di ruote: bastavano due colpi di coda per alzarsi quasi in verticale, puntando verso il cielo. Esaurita la spinta iniziale, erano in grado di muovere dolcemente su e giù le loro ali affusolate per librarsi nell’aria senza alcuno sforzo. Durante le prime gite con i loro genitori erano rimasti con loro, un po’ per insicurezza, un po’ per amore, molto per ignoranza rispetto alle loro potenzialità.

Crescendo, la loro voglia di nuovi orizzonti da raggiungere si era fatta sempre più impellente. Un giorno dopo l’altro, avevano iniziato a staccarsi dai loro genitori e a salire, salire... e più salivano più capivano di poter salire. Sempre più spesso scendevano alla quota dei genitori con malavoglia. Durante una delle tante impennate, superato l’ultimo strato di cielo velato, alcune aeroplanine volteggiavano nell’azzurro sconfinato, esibendo carlinghe affusolate e qualche accenno di curvatura morbida sui fianchi. Nino e Plano erano rimasti stupiti da quelle creature con ali smaltate, musetti ammiccanti, tanto da rimanere coinvolti in giravolte sinuose e storditi dai loro motori vocianti. Una strana sensazione aveva fatto loro sperimentare il primo “vuoto d’aria”.

I loro genitori li videro precipitare e fecero appena in tempo a unire le ali in modo da fermare la caduta dei figli, mentre un tremore crescente si impadroniva delle loro strutture. Nonostante lo spavento, Jumbo e Alisarda si scoprirono felici. Avevano dato i natali a esseri strani, da tutti ritenuti inadatti al volo, ma poi quelle forme “diverse” avevano dimostrato di essere talmente leggere da viaggiare più in alto delle più alte crociere. Padre e madre non erano in grado di passeggiare alle quote dei loro figli, ma sapevano che Nino e Plano, in futuro, accoppiandosi con altre elette creature simili a loro, avrebbero assicurato ai mastodonti aeroplani un avvenire più snello, più leggero, ricco di sogni, giravolte di voli, stratosferiche quote, e un futuro di nonni felici e mai soli.

© Cesare Ferrari

Tasto Home per informazioni e acquisto riguardo alle mie pubblicazioni