Ogni volta che partiva un bacio interplanetario, la Terra era scossa da un fremito. Appena entrato nella nostra galassia, Cioba, pianeta gigolò dello spazio, si era accorto di quella “sventola” che orbitava nel gruppo...

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Cioba

  Ogni volta che partiva un bacio interplanetario, la Terra era scossa da un fremito. Appena entrato nella nostra galassia, Cioba, pianeta gigolò dello spazio, si era accorto di quella “sventola” che orbitava nel gruppo.

  Emanava vapori, vestiva colori e circondata da un’aureola misteriosa di luce azzurrina, suscitava fantasiosi pensieri. Di getto, le buttò l’occhiolino.

  Lei sentì calore di lava salir sulla crosta, girò il capo e mostrò il profilo nascosto dal buio.

  Ma Cioba, anagramma nel nome, l’aveva presa di mira. Le fece una corte spietata, fatta di giri all’intorno, sfioramenti improvvisi, sospiri stellari e poi, quando la Terra, rapita dal suo modo galante, gli volse uno sguardo furtivo, le sfiorò le labbra un istante... e lì partì il primo scossone. Altri baci più intensi seguirono. Terra aveva perso la testa, alternava stagioni balorde a violenti cicloni, scontri di faglie e nuovi vulcani, un calore diffuso scioglieva i ghiacciai.

  Fu Sole, disturbato dal vento e dallo schiocco dei baci, a sporger denuncia.

  La Galattica Corte proibì tra i pianeti ogni aerea effusione. La sentenza, più fredda del ghiaccio, recava un solo motivo:

  “Nello spazio ci vuole equilibrio, solo regole e ferrei criteri di more, non c’è posto per storie del cuore”.


© Cesare Ferrari

(dal mio "Libro delle risposte" riscontri favolistici ai quesiti posti da Pablo Neruda nel “Libro delle domande”)

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